20 dicembre 2006

Quel puntino blu chiaro



Ho già detto altrove della mia ammirazione per Carl Sagan. Oggi è il decimo anniversario della sua scomparsa, e Joel Schlosberg ha lanciato una maratona in suo onore nella blogosfera (per l'occasione, c'è anche un nuovo blog dedicato a Sagan).

Da parte mia, avevo in mente da un po' di fare una cosa, ma non avevo ancora avuto tempo: oggi è il giorno giusto. Questo blog cambia sottotitolo, e quello nuovo è ispirato proprio da Sagan. Nel 1990, il Voyager 1, giunto ai confini del sistema solare, scattò una foto del nostro pianeta da una distanza di 6.4 miliardi di km. La Terra appariva come un minuscolo puntino, immerso in un raggio di luce proveniente dal Sole.



L'idea era stata di Sagan, che più tardi commentò la foto con queste parole:
Siamo riusciti a fare questa foto: se la guardate, vedete un puntino. Quello è qui. Quella è casa. Quelli siamo noi. Ogni persona che amate, che conoscete, di cui avete sentito parlare, ogni essere umano mai esistito, ha vissuto la sua esistenza su quel puntino. Le nostre gioie e dolori messi insieme, migliaia di religioni, ideologie e dottrine economiche sicure del fatto loro, ogni cacciatore o preda, ogni eroe o codardo, ogni creatore o distruttore di civiltà, ogni re o pezzente, ogni giovane coppia di innamorati, ogni madre o padre, ogni bimbo pieno di speranze, inventore ed esploratore, ogni maestro di morale, ogni politico corrotto, ogni "superstar", ogni "leader supremo", ogni santo o peccatore nella storia della nostra specie, ha vissuto lì: su un chicco di polvere sospeso in un raggio di sole.

La Terra è un piccolo podio nell'immenso teatro del cosmo. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori perché, nella gloria e nel trionfo, potessero momentaneamente diventare i signori di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di quel puntino sugli abitanti a malapena distinguibili di qualche altro angolo: a quanto siano frequenti le loro incomprensioni, a quanto siano desiderosi di uccidersi l'un l'altro, a quanto sia fervente il loro odio. Le nostre pose, la nostra immaginaria importanza, l'illusione di avere qualche posizione privilegiata nell'universo, sono messe alla prova da questo punto di luce pallida.

Il nostro pianeta è un granello solitario circondato dal grande buio cosmico. Nella nostra irrilevanza, in tutta questa immensità, non c'è alcun indizio che da qualche altro posto possa arrivarci un aiuto che ci salvi da noi stessi. Finora, la Terra è l'unico mondo noto che ospiti la vita. Non ce n'è un altro, almeno nel prossimo futuro, dove la nostra specie possa migrare. Visitare, certo. Ma non ancora stabilircisi. Che ci piaccia o no, per il momento è la Terra il posto dove si gioca il nostro destino. Si dice che l'astronomia sia un'esperienza che rende umili e forma il carattere. Forse non c'è migliore dimostrazione di quanto sia folle l'autocompiacimento umano di un'immagine del nostro minuscolo mondo visto da lontano. Per me, ciò rafforza la nostra responsabilità di trattarci l'un l'altro con più gentilezza e compassione, e di avere cura di quel puntino blu chiaro, l'unica casa che abbiamo mai avuto.
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